Prigionieri di un rete bucata?
Scrivo oggi che è domenica per commentare l'articolo apparso su 'il Giornale.it' venerdì 10 luglio 2015 in merito a quella che nella descrizione del mondo virtuale del mondo odierno, l'autore definisce questo rapido crescere disordinato della rete come tecnocrazia.
L'articolo apparso sul giornale, è una diretta conseguenza di quello che è successo domenica 5 luglio a seguito di un furto di dati a danno di Hacking Team, società milanese che produce software spia.
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La Privacy? Secondo l'articolo (ma è la realtà) non esiste! Promesse di protezione attraverso firewall, copie di username e password non ci proteggono da essere spiati, traditi o derubati da gente male intenzionata o con il desiderio di appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene.
Cito una frase dell'articolo che secondo me rende l'idea della rete nella quale siamo intrappolati: "Ogni parola è un muro o una stupida speranza. Se vogliono scalano, entrano, stuprano, rubano, ti sfilano dalla pelle persino l'identità. Non esistono fortezze inespugnabili."
E ora ciò che ha detto un collega commentando l'articolo: "Secondo la teoria de 'Technical debt' sviluppare un sistema software tralasciando caratteristiche desiderabili come la sicurezza equivale a contrarre un debito. L'interesse del debito aumenta col tempo. Ora stiamo semplicemente scoprendo il valore del debito accumulato nello sviluppo caotico di internet..."
Sapere chi deruba chi o dove spariscono quantità di informazioni... utopia. L'unica, secondo l'articolo in questo immenso caos che è la rete, è passare inosservati:
ilgiornale.it - Siamo prigionieri di una rete bucata
Una buona lettura e... una buona navigazione???